Lo spazio in Musicoterapia è un luogo dove l'essere umano ricongiunge se stesso al corpo. Dove il suono del corpo riesce ad armonizzare la consapevolezza al movimento e l'espressività al tempo

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Anni fa lavoravo in una RSA. Seguivo un gruppo di 17 anziani.

Tra di loro c’era il signor Mario. Un giornalista in pensione dai modi burberi e dalla voce penetrante.

Durante le sessioni di musicoterapia il gruppo mi raccontava esperienze di vita contadina:

la mietitura, la transumanza, la raccolta dei pomodori, gli amori...La guerra.

Chiesi al gruppo se era abitudine dei loro genitori cantare filastrocche.

Il signor Mario mi guardò dritto negli occhi. Occhi profondamente segnati dalla vita.  Abbassò la testa per poi rialzarla. Il volto si raccolse per poi dirmi:

“Le cantavo a mio fratello. Le cantavo perché era spaventato dai bombardamenti.

Era l’unico modo per tranquillizzarlo. Le inventavo sul momento”.

Il cuore iniziò a battere...

 Ed eccomi a raccontare ancora una volta. A raccontare il modo in cui il suono, la musica siano capaci di riportare in superficie storie individuali e memorie collettive.

Ad accarezzare con dolcezza particelle di memoria appartenenti a una storia che nessun libro mi avrebbe mai potuto raccontare: la storia di una filastrocca improvvisata sul momento per placare l'insorgere di uno spavento.

Quello di un bambino terrorizzato dalle atrocità dei bombardamenti.

  "Lo spazio in musicoterapia non è certo una sorta di scena vuota dove potrebbe arrivare non importa chi, al contrario: lo spazio è ciò che vi accade. che significa "accadervi"? "Aver luogo"

Studio di Musicoterapia

 Via Della Repubblica 12, San Marco Argentano (Cosenza)

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Setting Musicoterapico

Entrare nel setting di musicoterapia equivale a trasformarsi in una persona che non ha niente a che fare con la persona che abita la normale quotidianità. I demoni che scalciano nel profondo del tuo cuore iniziano a trasformarsi in una forza dirompente che cerca strade inusuali. Il corpo incomincia a danzare e le mancanze di una vita cominciano a creare mondi paralleli. Mondi che riguardano la vita di chi hai di fronte. Alla fine, quando tutto finisce e ti ritrovi ad essere solo con te stesso, ti guardi intorno e l’unica cosa che ti resta da fare è urlare. In quelle urla vive la trasformazione che hai costruito improvvisando attimo dopo attimo, istante dopo istante. In quelle urla scalciano gli occhi di chi hai avuto davanti e le centinaia di storie di uomini e donne che hai visto vacillare e rinascere. Il tuo corpo diventa una cassa di risonanza che costruisce altri mondi, altre possibilità, altre voci. Poi ti capita di sederti, sfiorare il pavimento e scopri che sei vivo per te stesso e per tutti colori che ti hanno chiesto aiuto e in quel preciso istante porti le mani al volto e scopri che la tua vita non è comune a tante altre e che non potresti avercene un'altra. Che non cerchi niente di diverso da questo e allora la tua mente torna a quando da bambino ascoltavi le note psichedeliche e i piani sonori di Richard Wright. Quando quel maledetto suono era l’unica cosa di cui avevi bisogno. Quando lo sentivi diventare pelle e non avevi parole per raccontarlo perchè le parole erano poche. Un bambino che cercava di mettersi in contatto con la sua parte più primitiva e disturbante: quella del suo cuore. E allora scopri che quella stanza piena di strumenti è semplicemnte l'ultima parte di un sogno iniziato tanti e tanti anni fa.

Quando niente esisteva.

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Lo spazio nel setting di musicoterapia parla e parla anche quando non parliamo, non scriviamo e non pensiamo di “dire”. Parla anche quando non vogliamo ascoltarlo

Muoversi comporta costruire spazi.

Lo spazio in Musicoterapia è la costruzione di un nuova percezione del proprio spazio